Dopo una settimana di lavoro, email, telefonate, workout, appuntamenti social, vicini che litigano alle 6.45am, vecchini col cappello che bloccano il traffico, file alla cassa ed altre amenità, quello che ci vuole è il giusto luogo dove lasciar correre la mente come se fosse un labrador sulla spiaggia.
Io credo che in questo la Val d’Orcia faccia veramente bene. Le sue morbide colline, le file di cipressi, il grano verde che dondola nel vento, i casolari che fanno capolino in cima ad un poggio, sono mantra visivi che si ripetono per chilometri e chilometri, smussando le delusioni provate, assottigliando i problemi venuti fuori dopo la mail delle 17.55 del venerdì, scolorendo le parole forti di una discussione. C’è solo serenità e perfezione estetica. E qui più che in qualsiasi altro luogo abbia mai visitato, mi sento di dire che è meglio il viaggio della destinazione.
Sono curiosa di natura, e la passione per la fotografia ha “peggiorato” questa mia attitudine, per cui ogni strada bianca che vedo sbucare con nonchalance da dietro una curva, la prendo senza esitazione.
In Val d’Orcia è di fondamentale importanza voler conoscere le strade bianche. Se ci si ferma alla visita di Pienza o di San Quirico (che DEVONO essere visitate!), non si arriva al cuore di questa regione. Vi perdereste delle angolazioni pazzesche, dei giochi di luce sulle colline che sembrano usciti da un cartone di Miyazaki, vi perdereste il fascino dimenticato di castelli e ville medievali, di cammini antichi e reminiscenze cinematografiche.
Si visita in tanti modi, la Val d’Orcia. Io sogno di poterlo fare a piedi, prima o poi, seguendo la Via Francigena, dedicandomi solo ai miei passi e al panorama che cambia lentamente.
Si visita in bicicletta, ad Ottobre, con una di quelle pesanti biciclette di inizio novecento, che alzano polvere ma che fanno brillare gli occhi dall’emozione.
E si visita benissimo anche in macchina, se non vi interessa troppo trovarla ricoperta di un bello strato di polvere bianca, che senz’altro raccoglierete lungo le vostre esplorazioni.
Vi voglio parlare di qualche posto che ho scoperto durante la mia ultima visita nei dintorni di San Quirico.
LUCIGNANO D’ASSO
Dopo 8 km di strada sterrata, di orizzonti sgombri di qualsiasi testimonianza umana, è una sorpresa arrivare al piccolo borgo di Lucignano. Roba che ci si domanda se non siamo tornata al 1400 (quasi 1500) come in Non ci resta che piangere.
Case di pietra dorata, tetti di tegole sistemate a mano chissà quanti decenni fa, leoni immobili adagiati su balaustre che osservano i visitatori come se non passasse nessuno da mesi (e forse è così), un solo alimentari con il cartello del telegrafo che ancora resiste al tempo e dove l’anziana proprietaria imbusta attentamente la frutta scegliendola una ad una.
Non c’è altro da fare che sedersi con lei e lasciarsi andare a storie dai colori stinti mentre si fa merenda con degli affettati ed un bicchiere di vino.
CAPPELLA DELLA MADONNA DI VITALETA
Iconica. Una piccola chiesina in mezzo alla campagna, che risalta nel suo candore marmoreo. Ci si può arrivare anche a piedi, prendendo l’ennesima strada bianca e facendo una passeggiata di qualche minuto fino alla sua minuta facciata, che nel mese di Maggio viene coronata di spighe di grano ancora verde.
SAN QUIRICO
Mea culpa. Prima di questo Aprile non l’avevo mai visitato. Un peccato, perché San Quirico è più tranquillo della famosa Pienza, ma non meno bello. Giardini all’italiana, palazzi rinascimentali, chiese romaniche e medievali, la quieta vita del paesino di provincia, i buoni vini dell’Orcia DOC. Ho trovato tutto questo in poche centinaia di metri, come fossi stata dentro ad una di quelle palle di vetro con la neve dentro che si comprano come souvenir.
Non basta un giorno, forse non basterebbe una settimana. La sensazione è che visitando la Val d’Orcia, non si vorrebbe più venir via. Ed ogni stagione vale il viaggio.
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